Riccardo è Carioca ma vive a Roma da tre anni. Nei suoi occhi sembra avere un mondo
pieno d’amore e sofferenza.
E' nel negozio di Sani che gli chiede come si trova a Roma e sul lavoro.
Gli
risponde con un sorriso. Non c’è bisogno di dire altro.
Sono
cresciuti entrambi in un mondo fatto di ostilità.
Entrambi
sono stranieri in una terra straniera.
Sani
gli porge la busta che Ricardo ogni sera consegna a Gatto.
L’Onlus
per cui lavora gli ha affidato un barbone.
Si
deve assicurare che mangi regolarmente e che non gli succeda niente.
Ringrazia
e scappa dal suo nuovo amico.
Girando
l’angolo pensa a tante cose.
Tutto
sembra così vicino.
Quel
quartiere racchiude tante piccole realtà.
Diverse
culture si mescolano un po’ come le spezie nel negozio di Sani.
C’è
il curandeiro che guarda il mondo passargli davanti.
Sembra
vedere anche quello che gli altri non vedono.
Tanto
misticismo.
I
negozi dei cinesi sono sempre vuoti.
Tanto
silenzio.
Respira
a pieni polmoni, adora Piazza Vittorio.
Il
semaforo è verde. Già lo vede da lontano.
Un
piccolo puntino grigio, immobile.
Sempre
più grande fino a prendere forma.
È
Gatto. Saluta dicendo che il socialismo è un nobile ideale e per
questo non ha nessuna possibilità di realizzazione nella realtà dei
fatti.
Ricardo
ricambia dicendo che un mondo ideale è situato nel passato, sebbene
non sia mai esistito.
Gli
passa la spesa.
Sono
arrivate presto le stelle.
Si
siede vicino a lui e insieme sfogliano il giornale.
Altri
morti a Rio, altri morti nel mondo.
Tutto
sembra così vicino.
Chiudono
gli occhi.
Quando
Ricardo li riapre il letto di stelle non c’è più.
La
luce del mattino ha spazzato via quasi tutto.
Gatto
russa profondamente, non vuole svegliarlo.
Passa
l’autobus, gli fa cenno di aspettare.
Sale e
si siede vicino al finestrino.
Guarda
di nuovo il puntino grigio.
Nel
vetro ci sono riflessi i volti delle persone.
C’è
anche quello di una ragazza.
È
Viola.